“Dal Barrino alla Certosa”

cinquant’anni insieme per i presepi calcesani

È la fine degli anni quaranta, c’è la crisi, ma non se ne parla. D’altronde, c’è sempre stata. Non è propriamente una notizia, una di quelle cose per cui la gente si prende pena.

C’è già il resto, ed è abbastanza.

Il Paese esce con difficoltà dalla sua seconda Grande Guerra, fatica a tenere insieme i propri pezzi. I nostri bambini continuano a nascere, i nostri ragazzi continuano a crescere. Ben pochi intraprendono la via dell’Università, i più si limitano alla scuola dell’obbligo. Un buon numero sceglie gli Istituti Professionali.

La nostra storia comincia lì, alla fine di una quinta Istituto Tecnico. In quel momento di grandi energie, grandi speranze e immense prospettive che anima ancora i nostri ragazzi all’uscita dai Licei. Le idee sono tante, le conoscenze abbastanza, le occasioni poche. Lo Stato ha problemi più importanti a cui pensare. E comunque, a nessuno viene in mente che sia compito suo trovare di che vivere ai nostri ragazzi. Ed è giusto.

Comincia tutto quasi per caso, come ogni volta accade per le cose migliori. E’ trascorsa l’estate, e passata la prima euforia, mio padre Alberto e l’amico Renzo hanno le tasche piene di tempo. Si avvicina il Natale, e nell’Oratorio Parrocchiale si prepara il presepe. Un amico passa già da un po’ le sue giornate al servizio di Padre Morganti. Si chiama Ranieri Baroni, è un elettricista fresco di diploma, e al bambinello al freddo e al gelo nella grotta porta in dono la “corrente”. Alberto e Renzo sanno di meccanica, quando finalmente si uniscono al piccolo gruppo con loro arriva il “movimento”.

Quando la notte di Natale la chiesa apre le sue porte, dopo settimane e settimane di lavoro, il paese rimane senza parole. Sono solo pochi personaggi dai movimenti semplici, e la chiesa risuona tutta del rumore di cinghie e di pulegge, ma il successo è dirompente.

Seguono anni concitati. Alberto, Renzo e Ranieri si separano dagli altri, fanno a poco a poco di quel passatempo una professione. Il loro lavoro è noto presto fuori dal paese. Prima è Pisa, poi Livorno nel ’50 e ‘51, e poi ancora Milano, Torino, Verona, Roma. I loro presepi crescono, cambiano. Contano decine e decine di personaggi su decine e decine di metri quadri esposti. Durante le Feste in centinaia passano i pomeriggi in fila per assistere a quello spettacolo.

In breve girano l’Italia, e tutti e tre non hanno che vent’anni o poco più. Nel ‘54 attraversano l’oceano, espongono a Bogotà, in Colombia. E alla fine vendono.

Tornano in Italia lasciandosi alle spalle il loro lavoro più grande. Gli anni cinquanta si avviano al termine, e il Paese sta cambiando. Con i soldi della vendita Alberto e Renzo imboccheranno nuove strade, diverse, sempre insieme. I presepi precedenti rimarranno chiusi per cinquant’anni nel fondo di un magazzino, insieme a quella forza giovane e chiassosa che li aveva generati ed animati.

Per anni ed anni le richieste fatte a Renzo ed a mio padre di recuperare ciò che ancora era rimasto cadono nel vuoto. Quelle casse custodiscono ben altro che le parti di un presepe. I due amici, nel tempo diventati anziani, temono guardandosi indietro di scoprirsi ben altri da come si erano aspettati.

È l’autunno del 2002, mio padre se ne è andato da poco. Dopo quasi cinquant’anni, per la prima volta la nostalgia ha la meglio sul timore.

Stavolta siamo noi ad iniziare, di nuovo quasi per gioco. Renzo ci guida, i miei figli sono le braccia. Scopriamo un presepe infinitamente meglio conservato di quanto ci aspettavamo. Ma le parti sono alla rinfusa, organizziamo un lungo e paziente lavoro di catalogazione.

Seguono anni di persone che vanno e che vengono, di piccole mostre e di iniziative, ai miei figli si sostituiscono nuovi e vecchi amici: Stefano Coppini e Giovanni Rossi si aggiungono alla nostra squadra, portando con se’ l’entusiasmo e la pazienza che servono per un lavoro tanto lungo.

Per la prima volta nel 2005, in occasione di un’esposizione nel Palazzo Comunale, ripristiniamo il movimento di quattro personaggi. Fanno un baccano infernale, e possiamo tenerli accesi soltanto pochi minuti per volta perché il motore non si surriscaldi, ma è un bel momento per tutti noi. Qualcosa, insieme a quei personaggi, inizia di nuovo a muoversi.

Il primo allestimento importante è di due anni successivo, è il 2007, e Michele Tozzini ci mette generosamente a disposizione il garage del suo “Barrino”, a pochi passi dalla Pieve di Calci. La notte di Natale una lunga fila attende prima e dopo la Santa Messa per poter vedere il presepe in movimento. In quell’occasione, l’interessamento di Don Pietro Pierini apre la strada alle esposizioni nelle chiese della Parrocchia del 2008, 2009 e 2010.

Di nuovo, è un bel momento per tutti noi, ma il presepe rimane diviso, e confinato in luoghi del paese poco accessibili.

Tutto cambia di nuovo con l’interessamento del Museo di Storia Naturale e del Territorio dell'Università di Pisa. L’insediamento del Prof. Roberto Barbuti come nuovo direttore porta con se’ una piccola rivoluzione. Grazie alla determinazione e all’impegno di Sabrina Balestri, Pietro Begliomini e Beatrice Consani nel 2012 esponiamo all'ingresso del bookshop del Museo le prime parti del presepio rimesse in movimento. L’anno successivo ci viene offerta una sala ed una mostra permanente. Il lavoro di Alberto e Renzo ha finalmente ritrovato una casa.

Da quando abbiamo cominciato sono trascorsi ormai più di dieci lunghi anni. Entusiasmo e scoraggiamento si sono susseguiti a più riprese in ognuno di noi. Tante volte abbiamo pensato di esser soli, e che forse avremmo fatto bene a destinare le nostre forze migliori a progetti più modesti.

Eppure, guardando indietro ai tanti complicati e bei momenti passati in compagnia di Stefano, Giancarlo, Giovanni, Ferruccio, Elisabetta, Donatella e Fabio, e a tutti gli altri che negli anni ci hanno donato un po’ del loro tempo, non posso che pensare di aver preso parte ad un bellissimo viaggio. Un viaggio breve e intenso, che con un po’ di pazienza e molta buona volontà, ci ha portati insieme dal Barrino alla Certosa.

Grazie di cuore a tutti.

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